Per Alberto Pozzolini

Caro Alberto,

sono sicuro che ti sarebbe piaciuto il cielo di questa mattina. Sembrava quello di molti film del tuo amato John Ford: azzurri luminosi pieni di nuvole sfilacciate e immobili.

Stamani al funerale c’era il tuo paese, e forse pochi della moltitudine di studenti che, certamente, come è successo a me, hai conquistato con la tua cultura, la tua intelligenza, che hai fatto maturare con la tua vocazione di educatore, nei quali hai permesso che fiorissero semi di consapevolezza, di curiosità, di orizzonti più ampi, di punti di vista nuovi.

Germogli che tu stesso hai deposto, credo per quel tuo senso religioso della vita, tu dichiaratamente ateo, per quell’approccio all’esistenza tipico di tanti anonimi missionari o di insegnanti come Don Milani, per quell’idea del mondo come di un luogo in cui il sapere è un bene collettivo, un bagaglio di valori che appartiene all’umanità, e quindi da trasmettere sempre e gratuitamente, e prima di tutto agli sfavoriti, ai semplici, ai mediocri, agli inconsapevoli, alle persone ordinarie come tanti dei tuoi ex allievi, ai quali ho avuto il privilegio di appartenere.

Penso che la tua esistenza sia stata silenziosamente luminosa.

Non ha fatto troppo rumore la tua morte, come non l’ha fatta purtroppo la tua grandezza di scrittore, di intellettuale, di esperto di cinema e di teatro.

È il destino di tanti grandi.

Ma penso anche che, forse, sei proprio tu che hai voluto così, sempre per quella tua personale religiosità, per quel rispetto del mistero di questo inspiegabile, casuale, vano passaggio su questa terra, di questo breve viaggio che insegna solamente che non saremo mai più di un pugno di cenere e che scomparire significa assecondare il senso primo della vita.

Caro Alberto, non ti ho più rivisto dai tempi della scuola, circa venti anni fa, pur avendo letto molti dei tuoi articoli, ma oggi mi sono detto che tutto ciò che ho imparato, proseguendo il cammino da solo, interessandomi da persona qualunque a ciò che genericamente viene chiamato cultura, nasce da quello che ci hai regalato in quegli anni, da quegli innumerevoli spunti, indicazioni, sottolineature, giudizi, suggerimenti, dai fogli battuti a macchina con gli elenchi dei libri e dei film da non perdere, da quel complesso di conoscenze ed esperienze maturate nelle mattine e nei pomeriggi di quei tempi lontani, che in tutti questi anni hanno costituito il riferimento principe e costante per ogni valutazione, approfondimento e tentativo di comprensione.

Per questo ti dico grazie, anche a nome, sono sicuro, di tanti che non erano presenti stamani, come invece lo era un ragazzo che ho visto piangere, di coloro che hanno incrociato anche per poco la tua persona, di quelle centinaia di studenti che, magari senza ricordarsi da chi, hanno ricevuto un germe della tua umanità, della tua ironia, della tua grandezza di intellettuale e di appassionato amante dell’arte.

Sperò che il tuo paese e coloro che ti sono stati più vicini non ti dimentichino, e che promuovano, curino e conservino il tuo lavoro, quello che già conosciamo, e quello che potresti aver avviato all’oblio in qualche cassetto, per umiltà, stanchezza o delusione.

Perché il mondo ha bisogno di maestri come te.

Ciao Alberto.

Un allievo

 

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