CORONAVIRUS: A QUALCUNO FA BENE (2) di Giulio Rosa

La stampa internazionale ci ha fatto sapere che Mr. Albert Gourla ha venduto azioni della Pfizer per un valore di svariati milioni di dollari, cedendo così più del 60% di quelle in suo in possesso e realizzando, molto probabilmente, una cospicua plusvalenza. Infatti, nei giorni immediatamente precedenti alla vendita, il valore di borsa della Pfizer è molto cresciuto, come ovvia conseguenza dell’annuncio della realizzazione del primo vaccino contro Covid-19 da parte di Pfizer stessa.

La cosa curiosa è che Mr. Gourla è il CEO (cioè il capo) della Pfizer e che, vendendo, ha dimostrato – come capirebbe chiunque – di non essere fiducioso sulla crescita del valore di borsa della sua azienda. Hanno fatto sapere che la vendita era programmata da tempo e che sarebbe scattata al raggiungimento di un determinato valore del titolo Pfizer nei corsi di borsa, ma non sappiamo se tale vendita fosse un obbligo o (più probabilmente) una facoltà. E poi: era previsto un tempo limite per il raggiungimento di quel determinato valore? E ancora: quale scarto temporale c’è stato tra quell’eventuale tempo limite e la data del trionfale annuncio della scoperta del vaccino? Un grumo di questioni tecniche (ma semplici, analizzandole) che si riferiscono al diffuso fenomeno delle stock option, un tipo di cancro fra i più maligni nel mondo della produzione e della finanza.

In questa rubrica stiamo seguendo un fenomeno di stretta attualità e, quindi, la materia tende a sfuggire dalle mani, prendendo varie direzioni. Per esempio, a corroborare l’idea che Mr. Gourla abbia ben venduto le sue azioni, giunge la notizia che altre case farmaceutiche stiano realizzando vaccini alternativi, anche meglio performanti di quello della Pfizer. Comunque, alla fine, possiamo anche dichiararci completamente disinteressati rispetto ai valori di borsa delle case farmaceutiche e alla ricchezza personale di Mr. Gourla e dei suoi pari. Un certo interesse, però, lo conserviamo sulle conseguenze dei comportamenti dei manager, in particolare quando riguardano la diffusione di informazioni sensibili per la formazione dei prezzi.

Un altro aspetto della vicenda vaccini riguarda il finanziamento delle dispendiosissime ricerche del settore farmaceutico.

Hanno tenuto a dichiarare solennemente che il vaccino Pfizer è frutto di soli investimenti privati, una scelta fatta per tenersi liberi dai lacciuoli delle burocrazie. Sarà vero? Stando a quanto si sa, no. La ricerca di base per questo vaccino è stata sviluppata dalla BioNtech, azienda tedesca che fa capo a due medici immigrati di seconda generazione, Ugur Sahin e Ozlem Uteci, coniugi di origine turca. La loro azienda ha ricevuto sovvenzioni pubbliche tedesche per 445 milioni di euro. Risulta, inoltre, che Trump in persona abbia rinfacciato a Pfizer la partecipazione al programma federale Wrap Speed, che prevede, per l’azienda presieduta da Mr. Gourla, la fornitura di vaccino per due miliardi di dollari iniziali, salvo incrementi.

Anche qui non sappiamo se dobbiamo più gratitudine a Mr. Gourla o, più propriamente, a Madre Natura che – con Sars-CoV2 – ci sta mandando preziosi avvertimenti sulla fragilità della nostra condizione di esseri consumatori di cose e di notizie.

1 Commento

  1. Molto interessante sia per l’analisi che perla conclusione aperta che trovo molto stimolante . Il disastro che ci ha travolti dieci mesi fa ed ancora condiziona le nostre vite ci ha messi di fronte alla contraddittorietà e alla pericolosità di una sanità ormai completamente nelle mani dei privati. Ma di questo può rendersi conto solo chi possieda informazioni, senso critico e consapevolezza.

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