La forma “Mi ricordo” di Giovanni Commare

L’artista non butta via nulla. È un principio che si è affermato a partire dalle avanguardie del primo Novecento. E in effetti chi vuole lasciare il segno, si dedica a conservare i segni della propria storia, della biografia. Figurarsi se può buttare via i ricordi. Non solo per la magia del ricordare, ma anche perché i ricordi sono i mattoni primi di ogni arte e della storia.

Alberto Pozzolini nella dedicatoria di Mi ritorni in mente (2010 e 2016) dichiara il proprio debito verso Perec e di conseguenza verso Brainard: Chi ha letto quel piccolo gioiello che è Je me souviens di Georges Perec capirà sùbito che l’ho letto anch’io. È il libro che ha ispirato titolo, forma e (in certo qual modo) spirito di queste pagine. Di conseguenza un grazie anche a I remember di Joe Brainard, che però non ho mai avuto il piacere di leggere.

 A sua volta Perec (1978, trad. italiana 1988) apre Je me souviens con la nota: Il titolo, la forma e, in certo qual modo, lo spirito di questi testi s’ispirano a I remember di Joe Brainard. Come si vede, Pozzolini si presenta con una parodia di Perec.

Sicuramente i classicisti troveranno modelli antichissimi di Mi ricordo, ma nella nostra epoca questa formula magica fu introdotta da Joe Brainard con I remember (1975, trad. ital. 2014). Considerato che Brainard era pittore prima che scrittore, ecco può tornare utile quel principio citato all’inizio, l’artista non butta via nulla. Brainard ebbe l’idea del Mi ricordo nell’estate del 1969 e così la comunicò alla poetessa Anne Waldman: «In questi giorni sono eccitatissimo per un pezzo che sto ancora scrivendo, si intitola Mi ricordo. Mi sento molto Dio che scrive la Bibbia. Cioè, mi sembra di non essere io a scriverlo, ma che sia attraverso di me che viene scritto. Penso anche che parli di tutti quanti, oltre che di me. E questo mi piace. Cioè, mi sento come se fossi tutti». Quindi nella formula non agisce solo la magia del ricordare, ma la memoria diventa forma d’arte e traccia di una storia comune.

La forma Mi ricordo ha un potere generativo: provate a scriverla e subito nell’urgenza di dire chi/che cosa vi si manifesta un ricordo (è il suggerimento implicito nelle pagine bianche che Perec ha voluto in fondo al suo libro, ma anche negli spazi bianchi che il curatore M. La Rosa invoca per il testo di Pozzolini). Come succede con molta arte che si presenta come informale (da Fautrier a Pollock a Burri, ecc), ognuno è autorizzato a dire Posso farlo anch’io. Bene, fatelo. Artista è chi lo fa.

 

Ma qui una forma c’è, e pure qualche regola. Intanto l’anafora, cioè la ripetizione del Mi ricordo all’inizio di ogni paragrafo (o strofe: il testo di Brainard fu letto come poesia!), poi la costrizione (contrainte in Perec) di scrivere il ricordo senza commentarlo. Pozzolini, già con il gioco d’inserire un interlocutore, il conoscente, introduce una variante e si concede qualche libertà di giudizio. D’altra parte anche il titolo, ripreso da Lucio Battisti, è una variante. La forma è in fondo una costrizione che si sceglie per poterla forzare.

È inevitabile che il Mi ricordo pieghi, per quanto si voglia essere oggettivi, verso l’autobiografia, a sua volta inevitabilmente legata al contesto sociale, culturale, linguistico. Ce ne accorgiamo per es. quando, leggendo Perec, ci scontriamo con l’oscurità di tante filastrocche, di tanti nomi di prodotti, opere, personaggi, e avvertiamo la mancanza delle note, di cui invece abbiamo abbondato nel libro di Pozzolini, facendone anche un documento per i posteri. “Un filo rosso, scoperto e nudo, imbarazzante, che non so se mi guida o mi strangola”, così Alberto nel Congedo, a riprova che la spinta a ricordare nasce dalla voglia di sopravvivere di uno che è sempre rimasto bambino, cioè curioso della vita. Quindi artista (parafrasando uno scaltro fanciullo della poesia italiana).

Italo Calvino definì Perec sperimentatore inquieto. Ecco, neanche Pozzolini riusciva ad acquietarsi nelle forme tradizionali e per dire quello che aveva da dire si faceva sperimentatore di forme nuove. Inquieto dunque anche lui, inquietante forse.

      (puoi ordinarlo a: ilgrandevetro@libero.it)

(Biblioteca Comunale “Adrio Puccini”, Santa Croce sull’Arno, 25 ottobre 2018: Presentazione di Mi ritorni in mente nell’ambito della rassegna Ottobre un mese Bibliodiverso per leggere in Toscana )

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