Addio alla provincia rossa

Inchiodare un budino al muro. Il Medio Valdarno Inferiore sotto la lente del politologo

di Alfio Pellegrini

Non ci si lasci ingannare, non è un libro semplice questo Addio alla provincia rossa, anche se ben scritto e addirittura avvincente, suppongo non solo per coloro che di un qualche interesse per la politica serbano il gusto. Non a caso Mario Caciagli figura, per questa recente fatica, tra i vincitori del Premio Pozzale Luigi Russo. La composizione della giuria, presieduta da Adriano Prosperi, è una garanzia di serietà. E di serietà dà buona prova il volume, frutto maturo di ben quattro ricerche scaglionate in un arco di tempo compreso tra il 1984 e il 2006, sulle quali l’autore è tornato a lavorare derivandone un’opera nuova. Lo attestano la gran quantità di studi padroneggiati e menzionati; il linguaggio divulgativo ma preciso, attento alle definizioni concettuali e alle argomentazioni addotte; l’ampiezza del materiale messo insieme e degli strumenti utilizzati per esaminarlo. Se non vorrà contentarsi di cogliere soltanto la superficie del libro, di tutto questo il lettore dovrà fare tesoro. Lo troverà, ben illustrato, non solo nel secondo capitolo, e a facilitargli il compito basterà la lunga e vasta esperienza di Caciagli, che rende scorrevole agevole e chiara anche questa parte per così dire “dottrinaria”, tesa cioè a mostrare (e dimostrare) come la cultura politica sia “una complessa miscela”, sfuggente e difficile da definire: Max Kaase, citato nelle prime pagine, ha scritto che tentare di farlo “è come cercare di inchiodare un budino al muro”.

Proprio questo è il tentativo di Caciagli: dichiaratane la fuggevole complessità, fissare comunque i caratteri individuabili della subcultura rossa e comprenderne nel tempo, problematizzandoli, la nascita, il rassodamento, la persistenza, il declino, la scomparsa. Dove farlo meglio che nel Comprensorio del Cuoio, area tra le più rosse della rossa Toscana? Ecco dunque che, aldilà di criteri e strumenti del mestiere, l’autore incontra persone, ossia testimoni vivi di un comune sentire che va soggetto a mutamenti nel tempo: i comunisti di base, militanti elettori o simpatizzanti che siano. Tra documenti e interviste, commenti, considerazioni e valutazioni, ne esce uno spaccato vivacissimo, che costituisce senz’altro uno dei pregi del volume. Qualcuno ha detto: ma quanto è bella la parte sul ruolo dei nonni, con la memoria tramandata ai nipoti delle loro vicende; o sui mezzadri e, si noti, le mezzadre, che si scuotono da una sudditanza vissuta da tempo come una odiosa costrizione. Estetismo a parte, come dargli torto, mentre sotto gli occhi ci si para la montante prospettiva di un mondo confuso, disorientato, cinico, sempre più chiuso nei propri egoismi, e indifferente, pronto perfino alla più gratuita violenza?

Caciagli non manca di simpatia verso questa umanità, ma il distacco dello studioso non viene mai meno. La conclusione è chiara e ribadita in ultimo quasi come un ritornello. I partiti di massa rappresentano l’archeologia della politica europea. Nessuna delle formazioni novecentesche è sopravvissuta o sopravvivrà. Rispetto ad altre realtà europee, la tedesca, l’austriaca, la francese, l’esperienza italiana delle regioni rosse ha avuto un declino più lento perché più composita ne era la base di riferimento. Riemersa e anzi rifondata la subcultura rossa nel secondo dopoguerra, ne costituirono la base i mezzadri, che con le loro lotte fecero irruzione definitiva sulla scena politica legandosi al Pci. Ma ormai è anch’essa estinta irrevocabilmente. I suoi stessi successi, interclassisti, le si sono rivoltati contro, dapprima erodendone i fondamenti ed infine provocandone la definitiva caduta. Quello che era già stato un destino europeo, è ormai anche italiano. Sono finite le grandi narrazioni del Novecento, in Italia come altrove in Europa occidentale.

Non è difficile immaginare che, se i nostri fossero tempi favorevoli alla riflessione politica, più che chiudersi, qui la discussione comincerebbe.

 

Mario Caciagli, Addio alla provincia rossa. Origini, apogeo e declino di una cultura politica, Roma, Carocci editore, 2017, pp. 384, € 35,00

 

 

 

 

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