L’AMICA GENIALE E LA FINE DELLA SCUOLA ELEATICA di Orlando Quaglierini

Ne La famiglia di Ettore Scola ricorre, ad intervalli quasi regolari, una lunga e lenta carrellata sull’ ampio ingresso dell’appartamento, dove si svolge la trama del film. L’inquadratura mostra un corridoio sempre uguale a se stesso che sembra assurgere al ruolo di testimone impassibile; somiglia al Dio impersonale di Spinoza; inutile invocarlo, inutile supplicarlo. Non ci punirà né ci premierà, ma nemmeno ci soccorrerà. Nella tetralogia concatenata di Elena Ferrante è il rione che assume il ruolo di testimone muto, sordo e indifferente alla sorte delle umane genti . A tratti sembra che ti soccorra, che ti protegga, ma non è così … il rione assisterà impassibile alla misteriosa scomparsa di Tina (la bambina di quattro anni figlia di Lila), né sarà di conforto allo strazio di sua madre; in egual misura assisterà impassibile alle scorribande dei fratelli Solara che marcano il territorio e si avventano sulle prede più vulnerabili con l’istinto del predatore.

Lila e Lenù: le protagoniste assolute. Attraverso i loro occhi, prima di bambine poi di giovani ragazze e, infine, di donne mature, si apre uno squarcio su un quartiere popolare di Napoli: il rione con le sue case anonime, grigie e prive di bellezza, il tunnel buio e pieno di incognite da cui fuggir via, e lo stradone che si perde all’orizzonte senza far intravedere una meta sicura; il tutto animato da un vociare chiassoso, senza pudore che travalica le mura domestiche e ne vanifica ogni intimità. Il linguaggio, spesso greve, ma mai gratuito, contribuisce a cesellare i personaggi, definisce i contesti di vita e rende plastiche le atmosfere. Oltre le protagoniste vi sono altri personaggi che a stento si possono definire minori. Anche loro sono scolpiti a tutto tondo; i loro rapporti sono caratterizzati da sentimenti forti e antitetici ma sempre autentici anche se ambivalenti: rivalità e senso di appartenenza (i fratelli Solara –i guappi camorristi–andranno in soccorso dei loro nemici di classe( Pasquale, il muratore comunista, e Rino lo scarparo) per difenderli dalla sopraffazione dei giovanotti della Napoli-bene); rabbia/ ed orgoglio (la madre di Lenù è disperata all’idea dell’ennesimo sacrificio da sopportare se sua figlia lascia la famiglia per continuare gli studi alla Normale di Pisa anziché mettersi a faticare e portare qualche soldo a casa, ma, nel frattempo, è orgogliosa di sua figlia e, in un mix di risentimento e felicità, si cava dal seno il denaro destinato ad altre priorità e glieli dà per affrontare il viaggio) invidia ed empatia, (Lilà e Lenù) odio e amore, (ancora Lilà e Lenù) rivalità e amicizia, rancore e perdono (sempre Lilà e Lenù). Lo sguardo delle due protagoniste col tempo si acuisce e diviene capace di penetrare sempre più in profondità gli eventi. La loro sensibilità diversa e complementare consente di cogliere gli umori, le tensioni di quelle vite che appaiono ostaggio dell’Eterno ritorno che riproduce comportamenti primordiali di chi si lascia guidare dall’archipallio o di chi vive nell’effimero pensando che l’emancipazione passi solo attraverso quello che si può ostentare, e di altri che intravedono , intuiscono, sognano che possa nascere Una viola al polo nord. Nelle due protagoniste non c’è solo la voglia di affrancarsi dalla miseria, c’è anche e soprattutto il desiderio di scrollarsi di dosso quella violenza pervasiva che non risparmia nemmeno gli affetti familiari e che contamina anche quei momenti che, sebbene abbiano una parvenza di tenerezza, sono accompagnati sempre da un retrogusto di rancore sopito.

Lila è il sole che brilla di luce propria. Lei riesce a Intravedere i fili sottili che connettono eventi lontani nel tempo e nello spazio; è come una scacchista capace di giuocare con numerosi avversari contemporaneamente prevedendone le mosse. Ma la sua cifra è la tempra del suo carattere: quando, ancora adolescente, per difendere la sua amica Lenù minaccia un guappo del rione con un trincetto puntandoglielo alla gola, nessuno dubita che, se necessario, sarebbe andata fino in fondo. Sono queste doti abbinate alla sua determinazione e fermezza, a renderla magnetica. Anche lei compie errori di valutazione e rimane delusa, ma si lecca le ferite e acquista maggior forza e lungimiranza. Gli altri la possono criticare, odiare, disprezzare ma alla fine nessuno si sottrae al suo carisma. Lenù è la luna che brilla di luce riflessa; non riuscirà mai a sottrarsi al confronto a cui lei stessa si sottoporrà scegliendo modelli di riferimento dai quali ne uscirà sempre sconfitta, o, come dirà lei:– sempre seconda in tutto- (l’ agiata e progressista famiglia della professoressa Galiani, gli Airota: la colta e raffinata famiglia del marito Pietro, e, naturalmente, l’eterno confronto con Lila. Più volte avrà la netta sensazione di avercela fatta (affrancarsi dal rione, dalle sue dinamiche vischiose e asfittiche, dalla sua miseria materiale e morale,) ma, alla fine, Il senso di inadeguatezza esistenziale sarà l’abito mentale che non l’abbandonerà mai. Le vite di Lila e Lenù si intersecano, a tratti scorrono parallele, divergono per tornare a congiungersi; il tutto sullo sfondo, delle vicende italiane dal dopoguerra al primo lustro del terzo millennio (la ricostruzione e il bum economico, la camorra con i vecchi e i nuovi traffici, il dilagare della droga, il’68- e gli anni di piombo, il femminismo, il riflusso, tangentopoli e mani pulite, la seconda repubblica, gli extracomunitari; tutto ciò costellato da eventi naturali (il colera, il terremoto). Il racconto della Ferrante, a tratti, ricorda i temi ricorrenti nella tragedia greca (il fato che vanifica sforzi degli umani, l’ineluttabilità degli eventi, il caso, la sofferenza incolpevole, gli dei che si prendono gioco dei mortali parteggiando per l’uno o per l’altro: “Attribuisci a me il vanto di tale opera, ma non credere ch’io sono la sposa di Agamennone: l’antico, spietato demone assunse l’aspetto della moglie di questo cadavere …”). Lenù ha cercato di emanciparsi dal rione attraverso un iter scolastico che, grazie alla volontà e a una ferrea disciplina, la porta ad acquisire riconoscimenti e prestigio personale nazionale ed europeo. Lila ha cercato di emanciparsi nel rione attraverso le sue scelte coraggiose sfidando le vessazioni e le percosse del padre, del fratello, del marito, nonché le critiche, i pregiudizi, l’ostracismo di amici e parenti. Entrambe è come se, dopo aver scoperto che esiste il cielo, avessero provato a mostrarlo agli altri: tutti quelli che trascorrono la loro vita a contemplare il proprio ombelico e nemmeno sospettano che possa esistere Orione o Cassiopea. Entrambe falliscono nel loro intento sia sul piano personale che su quello sociale. Non ce l’hanno fatta, tuttavia hanno intrapreso la strada giusta: quella della ricerca del riscatto.

Considerazione a margine. Quando gli abitanti del nord Europa ignoravano il linguaggio scritto e si coprivano con pelli di animali, il sud Italia era parte della Magna Grecia. La scuola Eleatica dissertava sull’essere e il divenire, i pitagorici fondavano la loro scuola a Crotone, Archimede metteva a segno le sue formidabili scoperte e invenzioni, Platone sceglieva la Sicilia come laboratorio sociale per mettere in pratica la sua concezione di stato ideale. Dove è finita quella antica sapienza, quando si è dissipata? Ne è rimasta qualche traccia a Scampia o nel rione Sanità, o nel rione di Lila e Lenù? Possono bastare anche solo due generazioni a dilapidare un intero patrimonio culturale. Due generazioni che smettono di pensare, di interrogarsi sul perché e sul come, e il passato è come non fosse mai esistito. Non si tratta di un sapere necessariamente libresco e scolastico. Ci sono culture che non conoscono il linguaggio scritto, ma hanno tradizioni con radici profonde la cui linfa magari è fatta di intuizioni intrise di pensiero magico e, tuttavia, vivono in armonia con la natura e non violenterebbero mai il loro ambiente trasformandolo nella terra dei fuochi.

Elena Ferrante: L’amica geniale pp. 327 Edizioni e/o 2011 €. 18,00;  Storia del nuovo cognome pp. 470 Edizioni e/o 2012 €. 19,50; Storia di chi fugge e di chi resta pp. 382 Edizioni e/o 2013 €. 19,50; Storia della bambina perduta pp. 451 Edizioni e/o 2014 €. 19,50.

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