CREATIVITA’ ARTISTICA FRA TRADIZIONE E NUOVE TECNOLOGIE di Ilario Luperini

Un notevole evento, al Centro Espositivo SMS di Pisa: una mostra di giovani artisti che hanno nel loro curriculum una formazione specifica nel settore delle arti, delle arti applicate e delle arti visive. Un territorio da esplorare con curiosità e massima attenzione scientifica. Diverse sono le tecniche, i materiali, gli esiti formali. Una creatività artistica che si snoda fra tradizione e nuove tecnologie. Le recenti trasformazioni che hanno interessato la scuola media superiore italiana e, in parte, anche l’università, hanno visto tornare in auge un impianto curricolare che ha teso a cancellare quella cultura di tipo operativo-performativo su cui si basava gran parte dell’istruzione artistica.

Gli istituti d’arte, che incarnavano quel percorso, non ci sono più. Hanno preso il loro posto i licei artistici,scuole generiche, prive di una definita fisionomia. Hanno prevalso, oltre all’accentramento burocratico sempre più incombente sull’amministrazione della scuola, le perduranti influenze della cultura neoidealista che hanno reso vani anni e anni d’intense eappassionate sperimentazioni. I giovani artisti che espongono in quest’occasione dimostrano invece che la pratica dell’arte, esplicandosi attraverso un conoscere, un apprendimento ed un fare teorico-scientifico, tecnico-pratico e storico-critico insieme non può prescindere dal fondamento dell’analisi e della memoria; quindi, da un metodo di ricerca ed elaborazione di ordine progettuale in cui notevole rilievo assume la cultura del fare.In ogni iniziativa che tende a promuovere la creatività non preme, in via preliminare, dare giudizi. Serve invece ribadire due basilari idee; e poi verificare quanto ogni artistaad esse si sia avvicinato.La prima.L’attività creativa è quella che rende l’uomo un essere rivolto al futuro, capace di dargli forma e di mutare il proprio presente. L’attività creativa nasce sulla base di conoscenze cioè su un retroterra culturale inteso come acquisizione di valori, di modelli, di comportamenti , concepito come reattività di fronte a quei valori, a quei modelli, a quei comportamenti. E ciò accade attraverso un complesso meccanismo di eredità sociale, di apprendimento e di consuetudini in cui entrano in gioco i rapporti tra le persone e la società. La seconda. L’importanza, come poco fa accennato,della cultura del fare. Una cultura intesa non come semplice, addestrata abilità esecutiva, ma come modalità cognitiva consistente nella sperimentazione continua dei materiali e delle tecniche proprie della ricerca edella produzione artistica, intensione progettuale e creativa; intendendo progetto come prodotto, cioè come fase terminale di un processo di ideazione che si realizza attraverso l’utilizzo programmatico di strumenti esecutivi e che si fonda sulla conoscenza profonda dei materiali, di qualsiasi genere essi siano. Per non cadere nei rischi del bricolage e del dilettantismo. Un proficuo viaggio nei meandri della creatività.E le opere proposte fanno tirare un confortante sospiro di sollievo. Sono lavori che fugano un’incombente preoccupazione: il rapporto con la moda e il mercato. Sempre più frequentemente, infatti, la produzione artistica contemporanea -dalla pittura alla scultura, dall’architettura al design -è fortemente condizionata dal voler essere alla moda, dalla ricerca dello stiledel momento, per conquistare spazi sempre più ampi sul mercato. In una società che, nonostante il periodo di forte recessione che stavivendo, resta essenzialmente consumistica, il mercato si fa promozione di prodotti artistici, non soltanto secondo un continuo rinnovamento dell’offerta, al passo con un’accelerazione del consumo opportunamente gestita, ma esercita la propria sollecitazione, spesso imperiosa, proprio in termini di logica di prodotto economico, di mentalità finanziaria. Intendiamoci bene: come tale il mercato artistico rappresenta un utilissimo strumento di promozione e di divulgazione culturale, ma il punto di crisi si ha quando esso si trasforma in vera e propria industria culturale e cioè quando non più distribuisce unprodotto culturale autonomamente costituito, ma ne condiziona qualitativamente e ideologicamente la scelta e la modalità di produzione. E’ ciò che è accaduto in particolare negli anni Ottanta e Novanta del Novecento, quando il mercato ha assunto la misuradel vero e proprio trust. Se tradizionalmente il mercato sceglieva tra l’esistente e lo promuoveva e lo divulgava, la più recente tendenza è stata quella di configurare e persino di inventare il possibile esistente, con il conseguente degrado della nozione stessa di qualità.Ecco, questi artisti, almeno per il momento, sembrano non correre questo rischio.E ci offronoun ulteriore conforto:l’arte, quando è tale, cioè frutto di attività cognitiva, non produce mai alcunché di superfluo. Al contrario: anche oggi essa è una delle attività più nobili dell’umanità, un’attività in cui entrano in gioco ragione e sentimento, pensiero e immaginazione, creatività e consapevolezza storica; un’attività che può contribuire in maniera determinante ad elevare la qualità della vita.

(Video di IndiaraDB)

 

 

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