IL PARTITO TRASVERSALE DEGLI AFFARI E DELLE GRANDI OPERE, PD E LEGA di Maurizio Rovini

 

Chi è Marco Carrai

E’ proprio Giani, nel suo intervento nella Val di Cornia, a ricordarci chi è Marco Carrai. Dopo aver lodato i grandi vini della zona e tessuto le lodi del paesaggio fino a proporre trekking e percorsi enogastronomici per bike, inizia a sciorinare le qualità di una suo progetto, una Grande Opera Inutile: una ferrovia “leggera” per il rilancio del turismo, che colleghi i comuni della costa da Bibbona a Follonica passando da Piombino ( dimenticando che esiste già una ferrovia che collega quelle località). Infervorandosi ricorda che il porto di Piombino è finalmente in grado dopo l’escavazione dei fondali di accogliere navi “importanti” e si sente fiducioso della presenza in JWS (acciaierie di Piombino in mano agli indiani di Jindal), come vicepresidente esecutivo, di Marco Carrai, il presidente di Toscana Aeroporti (Pisa e Peretola). Perché fiducioso?

La nomina è recente: 8 luglio 2020, ma già da due anni Marco Carrai sedeva in consiglio di amministrazione della JWS, dopo che favorì l’incontro tra il colosso dell’acciaio indiano e l’imprenditore di supermercati algerino Rebrab (in realtà gli algerini non erano interessati all’acciaio, ma al perfezionamento dell’accordo sul gasdotto tra Algeria e un consorzio guidato da Hera dell’Emilia Romagna).

Che c’entra il Porto di Piombino, la nomina di Carrai in JWS, e il rilancio della costa voluto fortemente da Giani, il candidato del Partito Democratico alle elezioni regionali?

Marco Carrai il 26 novembre 2019 viene inquisito dalla procura fiorentina per finanziamento illecito dei partiti nell’inchiesta che riguarda Alberto Bianchi, Maria Elena Boschi e Luca Lotti. I magistrati volevano fare luce sui finanziamenti ricevuti da imprenditori palesi e occulti alla Fondazione Open, la società nata per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi e ora vicina al partito Italia Viva. Open era servita in passato per il salto di Renzi da sindaco di Firenze alla presidenza del Consiglio. Nelle carte spunta il nome dell’armatore Vincenzo Onorato presidente non solo di Moby, Tirrenia, e Toremar, ma sopratutto di una join venture con il numero uno della logistica dell’automotive Ars Altmann, la Manta Logistics. Da tempo l’armatore Onorato ha messo gli occhi sullo sviluppo del porto di Piombino (dal momento che Livorno è in mano ad altri) e il 16 aprile scorso firma un protocollo con la Regione Toscana e il Comune di Piombino per un maxi Hub per auto nuove nella Darsena Nord del Porto di Piombino. Investimento di 17 milioni di euro, 80 posti di lavoro.

Certamente farebbe comodo se ci fosse già una linea ferroviaria adeguata per collegamento del porto, attualmente insufficiente, e prendersi un po’ dell’area dell’acciaieria, che è ferma da molti anni. Alle acciaierie adesso fanno solo riprofilatura delle rotaie ferroviarie, mentre l’altoforno è spento dal tempo del governo Renzi. Il futuro è tuttora incerto nonostante la firma di protocolli e intese.

Marco Carrai, ufficialmente imprenditore nella cybersecurity, quindi è l’uomo cerniera con l’alta finanza, l’imprenditoria e la politica in Toscana. Già sedeva nel consiglio di amministrazione dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, assorbita poi da Intesa San Paolo, ma da sempre cassaforte dell’aristocrazia fiorentina e degli sponsor di Matteo Renzi e Nardella. Era stato nominato amministratore delegato di Firenze Parcheggi in quota Monte dei Paschi di Siena, siede nel cda del Gabinetto Viesseux, è presidente della Holden srl (la scuola di scrittura creativa di Alessandro Baricco). Insieme a Paolo Fresco (ex Fiat) ha fondato Enecom per le energie alternative (tecnologie sviluppate al Lingotto di Torino) che a sua volta è controllata da Eneco presieduta dall’ex presidente di Quadrifoglio (azienda di rifiuti fiorentina oggi accorpata in un consorzio).

Ma sopratutto Marco Carrai è presidente di Toscana Aeroporti, ovvero la società, adesso privatizzata, degli aeroporti di Firenze Peretola e Pisa, al centro delle battaglie per un allargamento della pista di atterraggio, bocciata da tutti i sindaci della piana e dal Consiglio di stato e contro il progetto di un parco della Piana e del polo universitario.

Ma non è solo questo. Le origini della biografia devono tener conto anche dei due cugini di Marchino (così viene chiamato da Matteo Renzi). Proveniente da famiglia cattolicissima, con un marchio indelebile di nipote di un appartenente alla Banda Carità, tristemente nota per stragi e torture di partigiani durante la resistenza (Alessandro Cipolla https://www.money.it/Marco-Carrai-biografia-Renzi-indagato-fondazione-Open). I cugini saranno i promotori in Toscana di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere. Qui sta forse il contatto con la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia : gli appalti pubblici.

Fino a pochi anni fa nelle zone rosse la Lega delle cooperative e in Lombardia quasi esclusivamente la Compagnia delle Opere vincevano rispettivamente i più grandi appalti, ma dal governo Renzi in poi (già prima in realtà con un accordo tra Bersani e Lupi), inizia una sorta di scambio di appalti nelle proprie aree di influenza. La questione è complessa. Nel 2003 nacque l’intergruppo parlamentare sulla sussidiarietà alla quale partecipavano Maurizio Lupi (ciellino, Forza Italia) e Gianni Letta (Margherita, poi PD). Molte le inchieste sulle Grandi Opere, a partire dal Mose, che vedono un cartello comune di Legacoop e Compagnia delle opere. Uno delle cerniere era Filippo Penati, ex sindaco di Sesto S.Giovanni. Un articolo per iniziare a sbrogliare la matassa intricata dei rapporti: https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/21/coop-rosse-e-compagnia-delle-opere-quanto-e-bello-realizzare-affari-insieme/330171/ ). Questo significa che la politica toscana da qualche anno non si identifica più con gli eredi del PCI-PDS-DS, ma è in mano alle banche, in particolare MPS, Intesa, Unicredit, Unipol-Sai (con tutte le crisi finanziarie che le hanno attraversate), alle piattaforme di investitori internazionali che rilevano pezzi del patrimonio pubblico in svendita a Firenze, ma non solo, cooperative legate al mondo cattolico nel mondo del welfare, nel privato sociale, nei servizi e in misura sempre minore a quello della Legacoop (anche i recenti fallimenti del Consorzio Etruria e Coopsette, il rischio dissesto per Coop Tirreno salvata in extremis, Unicoop Firenze uscita con le ossa rotte dalla crisi MPS hanno portato ad un ridimensionamento della sua importanza in Toscana). La finanza assume quindi un ruolo sempre maggiore rispetto alla politica, e Marco Carrai ne diventa il perno.

Marco Carrai non è solo lo sponsor e l’amico fraterno di Matteo Renzi fin dalla sua elezione a segretario del PPI a Firenze. Fu il fondatore, prima ancora di Open (e della Leopolda), di Florence Multimedia, proprietà al 100% della Provincia di Firenze, che ingloba nel 2006 l’ufficio stampa della provincia, produce una web tv e inonda tutti i giornali e tv locali di comunicati stampa. I soldi dei comunicati a pagamento finiscono infine nelle casse delle concessionarie della pubblicità all’epoca controllate dalle aziende del padre di Matteo Renzi. I dipendenti assunti a chiamata di Florence Multimedia passarono poi al Comune di Firenze, con un aggravio dei costi di 20 milioni di euro ( inchiesta della Corte dei Conti).

Il collegamento con la Lega è presto fatto. Alla domanda dei cronisti se avesse espresso solidarietà a Marco Carrai nel novembre 2019 per il coinvolgimento nell’inchiesta della procura fiorentina su Open, il leader della Lega Matteo Salvini ha risposto : “ Assolutamente sì. Marco Carrai è un mio amico. L’ho incontrato l’ultima volta quando è stato nominato console onorario di Israele a Firenze (13 novembre 2019), per Toscana, Emilia e Lombardia, che è una bellissima carica. Non faccio il giudice o l’avvocato” (https://www.open.online/2019/11/30/inchiesta-open-la-solidarieta-di-salvini-a-carrai-non-faccio-il-giudice-o-lavvocato/ )

Sembra quasi un luogo comune. Spesso si sente dire “siete tutti uguali, mangiate alla stessa greppia”. E’ una invettiva popolare che ho sentito lanciare spesso nei confronti della casta politica. Una sorta di qualunquismo antisistema che prende a volte strade come quelle dei M5stelle, ma anche in partiti della protesta come era la Lega Nord.

Le elezioni in Toscana

Negli ultimi anni la ricerca affannosa di consenso ha alimentato il paradosso di una protesta popolaresca che si trasforma in movimenti di antipolitica, che a loro volta diventano partiti e giungono perfino a governare, senza sostanzialmente modificare gli assetti veri e le cause del malcontento.

In questo gioco delle parti il Partito Democratico gioca invece il ruolo delle istituzioni, di chi effettivamente prende le decisioni più impopolari per cause più alte, come salvare il paese, allontanare le crisi economiche, rilanciare l’economia in accordo con l’Europa.

Ma se grattiamo la superficie dello spettacolo delle maschere e delle narrazioni da teatro dell’arte le cose stanno diversamente. Le elezioni in Toscana ne sono un esempio lampante.

C’è un candidato del Partito Democratico, Giani che incarna perfettamente il ruolo istituzionale, essendo stato il Presidente del Consiglio Regionale. C’è Susanna Ceccardi che fa la vittima dei soprusi delle leggi troppo permissive nei confronti dei Rom e degli immigrati. C’è Irene Galletti del M5stelle che guida le proteste ambientali in regione, fermandosi però sulla soglia della effettiva modifica dello status quo, pur avendone il potere ( il suo partito governa il paese come forza di maggioranza relativa), lasciando a bocca asciutta le speranze di un cambiamento.

Questo è il gioco delle parti.

Poi grattiamo un poco la superficie e viene fuori questo. Sotto l’apparenza dobbiamo analizzare chi governa davvero oggi la Toscana e dobbiamo andare indietro nel tempo, senza sconfinare però nel secolo scorso, perché c’è il rischio di cadere di nuovo in narrazioni tossiche e lontane dalla realtà attuale, come la definizione, ancora prevalente sui media mainstream di Toscana come regione rossa.

E’ difficile periodizzare, come dicono gli storici, però la biografia di un personaggio che non proviene dalle file della sinistra toscana, ma ne ha influenzato e ne influenzerà fortemente le sorti, può dare un idea più reale degli equilibri politici nella nostra regione. Possiamo dire con assoluta certezza che se vincerà il Giani o la Ceccardi, per Marchino e chi rappresenta, non cambierà niente. Cambierebbe qualcosa per noi?

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