Al tempo del coronavirus: DUE FIORELLINI PER DIEGO di Michele Feo

 

Aveva tre anni Diego ed era un bellissimo bambino, ma probabilmente monello. Se l’è portato via il Bradano (accento sulla terzultima), presso Bernalda, il paese a cui dovevano approdare gli sciammannati del film Basilicata coast to coast. Il Bradano è un fiume torrentizio che scorre per le terre dove è nato anche chi scrive. Secondo il mio professore di archeologia all’università porta dentro di sé la radice del nome dei frigi e il segreto dell’origine degli etruschi. Come che sia, oggi assiste corrucciato a inediti maquillages del territorio che è suo, e qualche volta si adira.

Diego mi ricorda un bambino di un bel racconto non so più di chi, che andava a cascare regolarmente in acqua e i suoi non capivano perché. Finalmente il bambino si svegliava nel suo lettino, sano e salvo, e accanto al cuscino aveva un mazzo di iris dai colori che fanno impazzire. Ma Diego è stato trovato impigliato fra le canne acquatiche. Chissà cosa cercava quando si è allontanato di casa, sfuggendo al controllo dei genitori presi anche loro come tutti dal corona-virus. Forse voleva vedere come tumultuava la corrente gonfiata dalle piogge, forse inseguiva un uccellino, forse cercava il mare come tutti i bambini attratti dall’infinito, forse più semplicemente voleva scappare dalla prigionia forzata in casa, e fare un gioco tutto suo, e forse chissà anche lui voleva cogliere un fiore proprio qualche giorno dopo l’arrivo di questa primavera di morte. Lo ha ucciso indirettamente un essere così piccolo che non lo possiamo né vedere né immaginare, e col quale dicono che stiamo combattendo una guerra planetaria, ma così strana che non valgono né fionde di Davide né bazooka e nemmeno bombe atomiche. Tutto il paese è uscito di casa per una ricerca angosciosa di ventiquattro ore, incurante di norme e distanze. Ma non potrà esprimere pubblicamente il suo dolore, perché i funerali del piccolo sono vietati.

Il corona-virus è potente, ma non saprebbe comporre un verso ametrico né disegnare un arcobaleno infantile. Sa uccidere, senza sapere perché. Stamattina con in mano il giornale (acquistato in regolare e autocertificata fuoriuscita), che annunciava in una delle pagine remote la morte di Diego, ho visto davanti al cancello di casa mia due fiori selvatici dai colori prepotentemente esuberanti. Di solito li strappo via come erbacce che disturbano il marciapiede. Oggi li ho fotografati e li mando a Diego, dove che sia, e ai suoi disperati genitori e nonni.

2 Commenti

  1. Molto bello , descrive bene la realtà che si vive in questi luoghi,( la nostra Basilicata ) Dove i bimbi , ancora oggi , sono liberi di giocare all ‘aria aperta incurante del pericolo . Purtroppo però, il pericolo esiste ovunque ed i bambini sono quelli che più ne pagano le conseguenze.
    Un caro abbraccio a tutti.

  2. Grazie per questa pagina; e per quelle, dotte e toccanti, sui libri nell’iconografia di Maria; e per quella recente, magnanimamente faziosa, su uno degli affreschi benozziani che più amo. Grazie, via.

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