GIUSTO PINZANI, L’UOMO, IL MAESTRO di Patrizia Creati, la nipote

Giusto Pinzani nasce a Contea, un paesino della Val di Sieve, il 19 Novembre 1897 da una famiglia contadina ottavo forse di dieci figli, non è dato saperlo con esattezza, visto l’alto numero dei componenti del nucleo familiare, come usava al tempo in cui le braccia erano più necessarie delle bocche da sfamare. Queste origini contadine rimasero sempre nell’esperienza e nell’immaginario di Giusto che infatti volle ritirarsi a 75 anni a vivere all’Apparita frazione di Contea dove riusciva, da un orto di scarse dimensioni, a ricavare moltissimi prodotti che dispensava a tutti, assieme ai pesci che amava pescare nella Sieve. Forse frequentò la prima e la seconda elementare imparando a fare la sua firma e a leggere pur stentatamente qualche riga ma era abilissimo nei numeri che maneggiava con destrezza, quando prendeva le misure delle gambe dei corridori per i quali costruiva telai su biciclette personalizzate.

Molto presto appena ragazzino va a bottega da un meccanico locale dove impara e coltiva la sua arte di “biciclettaio”, arte sì, poiché in effetti di questo si stratta nella capacità di costruzione futura delle celebri biciclette “Pinzani”.

Richiamato alle armi durante la Prima guerra mondiale va sul Piave tra i ragazzi del ’99 come bersagliere ciclista, corpo speciale d’attacco dalla faticosa (portavano una mitragliatrice in canna) e pericolosa attività di apertura e copertura della fanteria.  Ferito gravemente alla schiena si salva ed apre un’attività “per conto suo” a Firenze dopo pochi anni dal ritorno dalla guerra.

Si fa un nome durante il ventennio fascista ed anche si procura una certa solidità finanziaria … le bici “Pinzani”, infatti, costavano parecchio e restavano spesso solo nell’immaginario delle generazioni degli anni Trenta e Quaranta.

Sposa Italia Pesci da cui ha due figlie, Rovena e Myriam, le quali danno alla luce nel ’47 due femmine Patrizia e Gianna. Povero Giusto, assediato dalle donne e neanche un maschio da avviare al ciclismo!!!    Burbero fino all’estremo con clienti e familiari da vero arrogante artigiano fiorentino, fu tenerissimo con le nipoti. Amato e stimato nella via dove aveva la bottega, in via Gioberti, conobbe un momento di celebrità con la vittoria di Gastone Nencini al Giro d’Italia nel 1957 – campione che lui aveva scoperto e che aveva corso a lungo con le “Pinzani” nella categoria di “Indipendenti” – quando la strada gli tributò fastosi onori che lo imbarazzarono non poco; lui uomo di pochissime parole non accettò interviste di sorta, neanche quella della Radio nazionale. Dopo tale vittoria gli fu proposto da un’importante industria costruttrice di biciclette per una grossa cifra, l’acquisto del marchio per la riproduzione in serie delle sue tipiche biciclette. Lui rifiutò e rispose che avrebbe venduto solo le biciclette che sarebbe riuscito a fare con le sue mani: un vero artigiano per nulla affascinato dal business!

Quando ci lasciò il 14 dicembre 1986 fu chiaro ai più che con Giusto Pinzani non se n’era andato soltanto un pezzo di ciclismo “romantico” ma una piccola parte della vecchia Firenze: tre generazioni di giovani, non necessariamente appassionati di ciclismo, almeno una volta hanno sostato davanti alla sua bottega dove ogni lunedì erano esposte le biciclette da corsa che il giorno prima avevano trionfato in qualche competizione. Già nel 1929 un fiorentino, Umberto Berni, aveva partecipato al Tour de France come “isolato” con la bicicletta costruita dalle mani dell’artigiano Giusto Pinzani di Firenze. Con quelle biciclette azzurre con le fiamme nere bordate di rosso lungo i tubi centrali del telaio cominciarono la loro carriera Gino Bartali, Alfredo Martini, Cino Cinelli, i fratelli Sacchi, Gastone Nencini e cento altri ragazzi il cui sogno era quello di pedalare su una “Pinzani”. Un ruolo a parte merita Gino Bartali più semplicemente “i’ Gino” come lo si chiamava in famiglia. Quando Giusto come presidente della Società d’Oltrarno scoprì le doti dell’ancor giovanissimo futuro campione, si recò di persona dai suoi genitori dicendo testualmente (come ricorda la figlia di Giusto ancora vivente Myriam): “Questo ragazzo ha le gambe ed i polmoni di molto forti… sarà un grande corridore” … ma loro risposero che non avevano le possibilità economiche di mantenerlo per l’attività ciclistica a tempo pieno. Giusto allora decise di mantenerlo lui Gino, in tutti i modi possibili, anche invitandolo spessissimo a mangiare a casa sua. Myriam ricorda che Giusto suonava il campanello e diceva. “Italia, c’è Gino a mangiare! Vai a comprare una bistecca” … e la nonna andava… in famiglia di bistecche se ne vedevano poche ma per Gino erano sempre nel piatto.

Giusto Pinzani che aveva 89 anni quando morì si era ritirato in campagna come detto, vicino a Rufina nel 1972 ma fino a pochi mesi prima non aveva perso occasione di essere presente alle manifestazioni che onoravano il ciclismo del passato. Per diversi anni era stato presidente della Società sportiva d’Oltrarno, attento sempre alle nuove leve di corridori di cui fu generoso mecenate.


PINZANI DAY!

Sabato 27 Aprile alle ore 17 si terrà a Pelago l’iniziativa-mostra di biciclette Pinzani dedicata a “Pinzani, l’uomo, il Maestro”.

Conferenza dedicata al telaista fiorentino di origini pelaghesi presso i locali della Casa del popolo in Piazza Ghiberti di Pelago.

Sarà il PINZANI DAY!

La domenica alle ore 9 partirà la corsa “La Leonessa”, quinta edizione legata al mondo del ciclismo vintage.

 

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*